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Rivoluzione nelle mense scolastiche – ecco cosa cambia

dieta bambini scuolaOgni tanto la salute bisogna imporla pure per decreto. E’ questo il sentimento praticamente unanime tra gli addetti ai lavori, che hanno salutato  l’arrivo del nuovo decreto, a firma Ministro Carrozza, e dedicato alla tutela della salute nelle scuole, con un discreto entusiasmo.

Cambiano i paradigmi delle diete somministrate nelle mense, e sebbene molte delle novità non saranno di alcun impatto, qualcosa potrebbe cambiare davvero, e certamente in meglio per i nostri piccoli.

Meno junk-food, più alimenti nostrani, anche se in questa ultima evoluzione si leggono più le pressioni di Coldiretti che del personale scientifico che dovrebbe occuparsi di queste questioni.

Vediamo insieme cosa cambia e cosa fa finta di cambiare.

Meno robaccia

Passateci il termine, ma il decreto, all’articolo 4, prende posizione contro cibi troppo ricchi di grassi e di zuccheri, che contengono taurina o caffeina, o che contengono conservanti della famiglia dei nitrati. Robaccia, e non dovrebbe esserci alcun altro modo per definirla.

Questi alimenti verranno banditi, anche se il passaggio sarà probabilmente graduale, e qualcosa che i bambini non dovrebbero mangiare continuerà a circolare per ancora qualche mese.

Più km 0

Chilometro zero vuol dire che la zucchina che mangeranno i vostri figli verrà da un campo coltivato vicino a casa vostra, e non più da un paese del nord Africa. E’ una misura che, aggiunta a quella a favore del cibo biologico, lascia un po’ perplessi, per almeno due motivi.

In primis è ancora da dimostrare scientificamente che gli alimenti a km 0 biologici siano effettivamente migliori per la salute, dato che a livello nutrizionale sono praticamente identici ai loro cugini che vengono da lontano e che non sono biologici.

In secondo luogo la preoccupazione è per le già parecchio disastrate casse dello stato, che dovranno assorbire un colpo molto più duro, dato che questi alimenti costano in genere un multiplo delle loro versioni normali da agricoltura intensiva.

A parità di risultati sembrerebbe una mossa sciocca, ma l’opinione pubblica pare comunque schierata nettamente e non sembra ci siano più gli estremi per avviare una discussione a riguardo.

Un piano utile, ma si può fare di più

Tenendo conto anche della riduzione delle porzioni di carne, e dell’aumento di quelle di cibi integrali, possiamo ritenere i cambiamenti un passo nella giusta direzione.

Cresce la consapevolezza anche nel settore pubblico e in Italia, dove tradizionalmente ci mettiamo sempre sulla difensiva quando si parla di cambiare le nostre abitudini alimentari.

Ben fatto Ministro, anche se di strada da fare, per arrivare sui livelli dei paesi nordeuropei, ce n’è ancora tanta.

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