Secondo queste diete, che fondono un po’ principi di carattere religioso (tutte le grandi religioni prevedono periodi di digiuno) a tesi scientifiche in realtà un po’ traballanti, per dimagrire e tornare in forma, e aggiungiamo noi vivere a lungo e bene, si dovrebbe tornare ad digiunare, almeno a fasi alterne.
Se la 5:2, che prevede 5 giorni di dieta quasi normale alternata a 2 giorni di stecchetta, non vi dovesse più soddisfare, potete orientarvi adesso anche verso la 4:3, una dieta effettivamente a giorni alterni.
Si tratta di un regime che alterna un giorno di dieta normale ad un giorno di estrema restrizione, permettendovi, almeno questo dicono quelli che la seguono, di mantenere a giorni alterni il contatto con una dieta normale e priva di restrizioni.
Ma funzionano davvero?
La comunità scientifica pare piuttosto scettica, o meglio, non ritiene che questi tipi di regimi offrano dimagrimenti più importanti delle diete tradizionali. Il conto è presto fatto: contano principalmente le calorie che si vanno a sottrarre, e non sembra faccia molta differenze se queste vengano ridotte a giorni alterni o, con medie minori, durante tutta la settimana.
Ci sono anche studi statunitensi a smentire l’efficacia dei digiuni, anche se qualcuno pare preferire 5 giorni di dieta quasi normale per poi concentrare gli sforzi (e chi sta provando a cominciare una dieta sa di cosa parliamo) soltanto in due giorni alla settimana.
Un approccio sbagliato al cibo
Quello che preoccupa più di tutto i dietologi è l’approccio sbagliato all’alimentazione che questi regimi sponsorizzano: dieta non vuol dire cambiare drasticamente abitudini, ma cambiare poco a poco il proprio stile di vita. Uno stile di vita che non può essere cambiato a giorni alterni se si vuole davvero tornare in salute.