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Stretching: la guida alle diverse tipologie (Prima parte)

Quando parliamo di stretching, ci riferiamo comunemente a tutti quegli esercizi, praticati da sportivi e non, che favoriscono l’allungamento dei muscoli e dei tendini. Ma non rappresentano gli unici benefici per il corpo.

Praticare stretching, infatti, fa bene anche alla salute delle articolazioni, alla postura e alla circolazione sanguigna. Rende il movimento più fluido, riduce il senso di rigidità…insomma, favorisce una sensazione generale di benessere.

Anche se si usa sempre lo stesso termine, in realtà esistono numerose tipologie di stretching, ciascuna con le proprie caratteristiche e qualità. In questa prima parte vedremo due tipologie di stretching, quello statico e quello statico attivo. Non perderti la seconda parte per scoprire le altre.

Stretching statico

È la forma di allungamento più nota, che prende spunto dallo yoga, e si esegue generalmente a muscolo caldo. L’esercizio si svolge lentamente e con dolcezza. Il soggetto, infatti, non deve percepire dolore e non deve spingersi oltre i suoi limiti. Si resta in posizione per circa 30 secondi.

L’allungamento è costante senza tira e molla e l’esercizio si fa con attenzione, prestando ascolto a quale muscolo è teso e alla respirazione. Infine, una buona sessione di stretching statico prevede l’allungamento in modo alternato di muscoli antagonisti e agonisti.

Un esempio di stretching statico: sdraiati a terra su un tappetino, tieni una gamba distesa mentre alzi l’altra al cielo con l’aiuto di un elastico posizionato sotto la pianta del piede. Mantieni la posizione per 30 secondi e poi alterna la gamba.

Stretching statico attivo

È un forma di stretching simile alla precedente, ma c’è una differenza fondamentale: l’allungamento non avviene grazie all’intervento di supporti, come gli elastici, ma solo con la forza dei muscoli agonisti.

Facendo perno su questi, si rilassano i muscoli antagonisti per inibizione reciproca. Lo stretching statico attivo richiede uno sforzo maggiore. La posizione, quindi, non viene mantenuta per più di 10 secondi.

Riprendendo l’esempio di prima, sdraiati su un tappetino, tenendo una gamba stesa a terra mentre alzi l’altra in aria, perpendicolarmente al suolo. A differenza di prima, non avrai alcun supporto ad aiutarti. La gamba si tiene tesa grazie ai muscoli antagonisti. Stai per 10 secondi, poi alterna.

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