Dieta del gruppo sanguigno

Dimmi di che sangue sei, e ti dirò cosa mangiare. Potrebbe essere il motto della cosiddetta dieta del gruppo sanguigno, un regime nutrizionale ideato ormai più di 15 anni fa dal naturopata americano Peter D’Adamo.

Secondo questa teoria, a ciascun gruppo sanguigno (0, A, AB e B) corrispondono caratteristiche genetiche ancestrali che incidono sul sistema immunitario, il metabolismo, il peso forma, la predisposizione a intolleranze, allergie e altre patologie e, in definitiva, determinano qual è l’alimentazione migliore da seguire.

Per esempio: chi possiede il gruppo 0 –il più antico, risalente ai nostri antenati cacciatori – dovrebbe privilegiare i piatti proteici, come carne, uova, legumi e tenersi alla larga da pane e pasta; chi appartiene al gruppo A – eredità evolutiva dei primi agricoltori di circa 10mila anni fa – farebbe meglio a seguire una dieta vegetariana, ricca di frutta, verdura e cereali; chi presenta il gruppo B – derivante dai nomadi, migrati dall’Africa circa 15 mila anni fa – può portare in tavola tranquillamente latte, latticini, uova; infine, chi è di tipo AB – il più moderno nella specie umana – può seguire un regime onnivoro a metà tra A e B.

Ma questa teoria, piuttosto affascinante a mio parere, ha qualche fondamento scientifico? La prima stroncatura arriva proprio dalla patria del fondatore, infatti l’autorevole “American Journal of Clinical Nutrition“ afferma che eliminare senza una valida ragione scientifica alcuni alimenti dalla propria dieta può comportare una perdita di peso assolutamente pericolosa ed un impoverimento nutrizionale notevole.

A mio parere, la dieta del gruppo sanguigno parte da un presupposto vero, ma le conclusioni tratte per formulare i quattro diversi piani alimentari sono sbagliate. Tuttavia è ben chiaro che il DNA ha un ruolo importantissimo nella dieta … la Nutrigenomica è la nuova frontiera!

A cura del dott. Vincenzo De Honestis – Biologo Nutrizionista