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Dieta della terra del fuoco: guida completa

terra del fuocoGrazie alla loro particolare dieta le popolazioni della Terra del Fuoco, i primi abitanti dell’arcipelago del Sud America, riuscivano a combattere e a gestire l’ostilità del clima. Siete curiosi di conoscere la dieta dei fuegini? Facciamo insieme un po’ di archeologia alimentare.

La dieta dei fuegini

Lo studio della dieta delle popolazioni ci permette di conoscere non solo le loro abitudini alimentari, ma anche come riuscissero a sopravvivere in climi tanto rigidi. Cosa mangiavano i Fuegini per sopravvivere con il freddo glaciale antartico indossando solo semplici mantelli di pelliccia?

La risposta è semplice: un’alimentazione ricca di grassi animali. L’unica utile per resistere ai rigidissimi inverni della terra del fuoco. Una dieta decisamente singolare quella dei fuegini della terra del fuoco, a base di otarie e uccelli marini.

Il gruppo di ricerca guidato dalla dottoressa Mary Anne Tafuri del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza di Roma (in collaborazione con un altro gruppo di ricercatori del Conicet di Buenos Aires e Ushuaia e dell’Università di Firenze) ha pubblicato i risultati di un accurato studio paleo nutrizionale svolto su due collezioni di scheletri provenienti dagli scavi della Terra del Fuoco.

La ricerca si è basata sulla misurazione del rapporto isotopico tra carbonio e azoto nel collagene presente nelle ossa. In questo modo è stato possibile ricostruire il regime alimentare dei Fuegini che era soprattutto a base di otarie e uccelli marini.

Studiando gli scheletri è stato possibile capire come variò la dieta di queste popolazioni dopo l’arrivo degli esploratori di Nord America e Europa. Dopo che gli esploratori depredarono i mari dalle otarie, i fuegini furono costretti a trovare una dieta diversa, ma che gli consentisse di ricevere lo stesso apporto calorico. Così sostituirono le otarie con gli uccelli marini, animali con carni comunque ricche di grassi.

Le collezioni di scheletri studiate dai ricercatori risalgono al XIX secolo e sono conservate presso il Museo di Antropologia G. Sergi dell’università La Sapienza di Roma e il Museo di Storia Naturale di Firenze. Il Capitano Giacomo Bove le raccolse durante le sue spedizioni in Patagonia a fine 800. Se siete curiosi, potete leggere il lavoro completo pubblicato su PLOSone.

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